Piero Dominici, professore presso l’Università degli Studi di Perugia, insieme ad Anna Masera, giornalista e garante del lettore presso “La Stampa” e Bruno Mastroianni, giornalista e social media manager di programmi Rai ci raccontano, attraverso un excursus teorico ed esperienze personali i processi di questo ormai inesorabile cambiamento verso una società iperconnessa. Si è visto come il progresso tecnologico, anche nella comunicazione, sia spesso associato (anche erroneamente) ad una semplificazione dei meccanismi, che rischiano però di estraniare e marginalizzare lo stesso ruolo del giornalista, grazie soprattutto alla disintermediazione dei contenuti presente sui social network. È proprio del ruolo del ruolo attuale del giornalista che si è discusso, una figura oramai “depressa” grazie alla crisi dei giornali stampati e alla mancanza di finanziamenti. Questa figura sta perdendo i suoi obiettivi nei confronti del lettore, ovvero quella responsabilità di trasmettere contenuti veri e di qualità, prediligendo forme di comunicazione “a pagamento” che progressivamente allontana soprattutto il lettore medio. Quel lettore medio che si trova a fare i conti con una sovrapproduzione di contenuti per la maggior parte non di qualità e per la maggior parte delle volte “litigati”, e che quindi non riesce a elaborare le notizie in modo da creare una base per un’argomentazione critica e costruttiva. Dominici chiude con un “punto di partenza”: non bisogna essere antidigitali e antitecnologici, ma imparare ad usare queste nuove tecnologie ipercomplesse con una nuova funzione educativa e formativa, e soprattutto non dobbiamo guardare a questo mondo come un qualcosa di complicato e riservato a personale tecnico e tecnologico, bensì come uno strumento che coinvolga la sfera umana e personale.
Benedetta Baldelli - volontaria press office IJF19