Un’edizione sempre più internazionale, emozionante e coinvolgente che ha visto emergere il vero spirito del Festival: rendere i cittadini più forti, equipaggiati e attrezzati, affinché possano informarsi in maniera corretta.
Anche quest'anno, il Festival Internazionale del Giornalismo ha riunito a Perugia un'enorme redazione di oltre 700 speaker, tra cui alcune delle figure più influenti e innovative del mondo dell’informazione, blogger, registi, attori, scrittori, avvocati, informatici, attivisti per i diritti umani e portatori di pace, per riflettere sul giornalismo e sui temi di attualità: economia, ricerca scientifica, cambiamento climatico, cyber guerra, reddito di base, disinformazione, populismo, fact-checking, intelligenza artificiale e i movimenti di protesta contro le molestie sessuali e la violenza di genere. Cinque giorni in cui il Festival non ha solo parlato di giornalismo ma ha fatto giornalismo, presentando al suo pubblico storie e testimonianze di grande valore ma poco note a livello mainstream.
Un Festival che fa giornalismo
Le attiviste Yael Deckelbaum e Meera Eilabouni ci hanno fatto conoscere lo straordinario movimento Women Wage Peace, migliaia di donne arabe e israeliane, ebree e palestinesi che da anni sono impegnate per la pace e per un maggiore coinvolgimento delle donne nel processo di pace tra Israele e Palestina. Zina Salim Hamu ha condiviso con il pubblico la sua esperienza e il suo racconto della minoranza perseguitata yazidi (Kurdistan Iracheno). Il blogger-storico Omar Mohammed, conosciuto con lo pseudonimo Mosul Eye, ha raccontato in un'intervista con Corrado Formigli il suo coraggioso impegno per informare, sotto l'occupazione dell'ISIS attraverso, il suo blog scritto da Mosul. E l'incontro con Noura Ghazi Safadi, avvocato per i diritti umani e vedova di Bassel Khartabil, ingegnere informatico e attivista, uno dei padri della rivoluzione siriana, morto nelle carceri di Bashar al Assad. Sono queste le voci dei costruttori di pace che si sono distinte come fonti dirette nei territori di conflitto ma anche voci di speranza e di grande impatto umano.
Si è parlato anche di giornalisti in prima linea e sotto scorta. James Risen ha raccontato la sua battaglia durata sette anni contro le amministrazioni Bush jr e Obama, che hanno provato a costringerlo a testimoniare (senza successo) perché rivelasse le sue fonti confidenziali in un'inchiesta. Risen, inoltre, non ha dovuto lottare solamente contro le resistenze del Governo ma anche contro i suoi stessi superiori, che in diverse occasioni dopo l'11 settembre 2001 hanno provato a silenziare i suoi reportage. All’interno del giornale esisteva all'epoca una frangia collusa con la CIA, la NSA e la Casa Bianca con l’obiettivo di censurare il suo lavoro. Si è dato voce e spazio a Federica Angeli e a Nello Trocchia; ai whistleblower/informatori come Nicola Borzi; così come le vite e il lavoro di Daphne Caruana Galizia e Jan Kuciak, due giornalisti il cui assassinio ha scosso l’opinione pubblica internazionale; o le storie di quei giornalisti messicani, russi, turchi o delle Filippine che ogni giorno rischiano la vita per la libertà di espressione.
Una parte del programma ha affrontato temi d'attualità e di forte impatto sociale come il cambiamento climatico, la violenza di genere o il reddito di base universale.
La discussione sul giornalismo anche quest'anno ha presentato diversi punti di vista e testimonianze su argomenti come: gli algoritmi, l'intelligenza artificiale, la propaganda, il fact-checking, la fiducia, i lettori e i diversi modelli di business.
Il Festival è stato (e sarà) l’occasione per una riflessione critica e consapevole sul giornalismo, con un coinvolgimento sempre più importante di speaker internazionali, ma anche un diverso taglio agli appuntamenti italiani: sempre più spazio a giovani talenti e a tematiche delicate, importanti e difficili.
Il Festival in rete
Quest'anno è stata lanciata per la prima volta la app ufficiale del Festival e la risposta degli utenti è stata grandiosa: 1650 download e oltre 105mila consultazioni durante i soli cinque giorni di ijf18.
DataMediaHub ha analizzato anche quest'anno le conversazioni online sul Festival riepilogando i dati principali. Tra i paesi esteri che più di tutti hanno seguito in live streaming l’evento: Gran Bretagna, Spagna, Francia, America.
Twitter: dall’inizio dell’evento complessivamente sono state oltre trentamila le citazioni dell'hashtag ufficiale #ijf18 per un totale di 315 milioni di visualizzazioni potenziali ("opportunity to be seen"). È dunque realistico stimare che le visualizzazioni effettive dei temi legati alla dodicesima edizione del International Journalism Festival siano superiori a 15 milioni. Particolarmente interessante rilevare come l'età di chi ha condiviso contenuti sui social relativamente alle tematiche della manifestazione sia sotto i 34 anni per il 71.6% dei casi.
Moltissimi tweet in tutte le lingue: inglese, francese, tedesco, spagnolo ma anche arabo ed ebraico. Del totale complessivo delle citazioni, in termini di geo localizzazione, poco più di un terzo [38.8%] provengono dall’Italia. Il 25% dagli Stati Uniti, il 9.6% dalla Gran Bretagna, il 5.1% dalla Francia e il 4.7% dalla Germania. Si tratta certamente o di condivisioni di post e tweet o di coloro che hanno seguito le diverse sessioni in live streaming.
Oltre al hashtag ufficiale del Festival, 3.884 le citazioni di #Perugia, a conferma, se necessario, di come la manifestazione sia anche elemento di promozione del territorio, di questa splendida città. Oltre a questi, ampio utilizzo anche di #FreeTurkeyMedia.
Facebook: per quanto riguarda l'account ufficiale del Festival, si va dalle oltre 3mila persone del primo giorno della manifestazione agli oltre 12mila che hanno compiuto un’azione l'ultimo giorno. Un livello di engagement davvero elevato se rapportato al numero di fan della pagina Facebook del Festival. Elevata anche la reach che oscilla tra un minimo di 45mila persone ad un massimo di 179mila individui, quasi quattro volte la base dei fan. Le impression organiche giornaliere [al netto degli ads] si attestano tra 94mila e 274mila.
Su Facebook Live gli eventi più seguiti sono stati quello di Propaganda Live, con Diego Bianchi, Marco Damilano, Makkox, e Francesca Schianchi; e Lercio vs Giobbe. Migrazioni e invasioni, tra satira e fake news. Confermando ancora una volta l'importanza che possono avere i formati informativi alternativi a quelli tradizionali.
Ottimi numeri anche per Instagram, dove il Festival è presente con un profilo ufficiale lanciato quest'anno. Complessivamente 1.754 i post che citano #ijf18 sulla piattaforma social. Tra questi il più popolare e proprio del account del Festival. In specifico riferimento all’account Instagram del Festival, a fronte di 1.731 follower vi è stata una copertura pari a 2.678 persone che ha generato 38.602 impression.
L’edizione 2019 del Festival si svolgerà a Perugia dal 3 al 7 aprile. E alcuni speaker di questa edizione ci hanno già dato appuntamento all'anno prossimo inaugurando essi stessi il nuovo hashtag ufficiale #ijf19:
(Foto in evidenza: Mattia de Virgiliis)