“Grazie ad Arianna e ai volontari del Festival perché è un impegno, un incontro di neuroni ed energie”, così ha esordito Gianluigi Nuzzi nel suo intervento presso l’hotel Brufani dedicato a come l’informazione ha trattato le vicissitudini che negli ultimi mesi hanno riguardato il Vaticano.
“Stiamo assistendo a una cattiva gestione dell’informazione che proviene dal Vaticano o che riguarda fatti relativi al Vaticano” ha introdotto l’argomento Nuzzi , concentrando l’attenzione su tre argomenti: Emanuela Orlandi, lo Ior, i rapporti politici ed economici tra lo Stato italiano e il vaticano”.
Un’inchiesta in corso dallo stesso andamento di un fiume carsico caratterizza la vicenda Orlandi da trent’anni: Procura, Opinione Pubblica e Vaticano coinvolti in numerosi tentativi di depistaggi, o meglio manipolazione, inquinamento delle prove, mala informazione, disinformazione come la definisce Nuzzi riferendosi anche a casi recenti che hanno nuovamente riacceso l’interesse sul caso, e che ledono poi non solo le notizie ma l’intera salute dell’opinione pubblica. Sulla coscienza legata alla conoscenza dei fatti si basa il lavoro giornalistico, essenzialmente incentrato sulla credibilità, sui fatti: ecco perché dare credito a episodi di mala informazione è un punto sensibile, che condiziona non poco il flusso informativo riguardante il Vaticano.
Altra vicenda, lo Ior, sulla quale Papa Bergoglio sembra voler tranquillizzare l’opinione pubblica, ma che mantiene in realtà un’importanza centrale nelle questioni vaticane. Il rapporto tra notizie e verità dei fatti è ancora una volta opaco: infiltrazioni mafiose sancite dalla Corte d’Appello, informazione “miope” sulle conseguenze della sentenza, inquinamento delle indagini, tangenti. Ancora una volta nessun fatto, condizione accompagnata dall’assoluta immobilità del Vaticano o, meglio, da una serie di nomine mirate a coprire e controllare la situazione dello Ior.
Il passo a Giulio Andreotti, quindi agli affari dello Stato italiano, si chiarisce con il disvelamento delle tangenti scambiate tra lo Ior e la politica, nascoste da un’inconsapevolezza che sa di surrealismo più che di responsabilità. Ministri coinvolti nello scandalo Mani Pulite, conti correnti apparentemente inesistenti, prestanomi: nel corso degli anni la macchina sotterranea del Vaticano ha tessuto rapporti illeciti con lo Stato italiano, erigendo spesso barriere contro la trasparenza, l’informazione pulita, l’essenza cioè del giornalismo che vuole raccontare storie, laddove talvolta, come accade con le vicende del Vaticano che Nuzzi ha ricordato, queste storie sono invece tenute nascoste.
Alessandra Chiappori