Viaggio nel mondo della burocrazia (2)

Teatro Morlacchi, ore 21.15

"Bolli, sempre bolli, fortissimamente bolli”.
Vittorio Alfieri rivisitato da Marcello Marchesi. Questo l’incipit con cui lo scrittore e giornalista del Corriere della Sera, Gian Antonio Stella, e il comico milanese Paolo Rossi raccontano un’Italia stretta nella morsa dei commi, degli articoli, degli azzeccagarbugli che ogni giorno rendono più complicata la vita dei cittadini. Ridere, quindi, ma anche arrabbiarsi un po’. Per gli alti costi e l’inutilità di farraginosi percorsi burocratici, che rallentano la vita ed impediscono all’Italia di risollevarsi dal pantano nel quale ristagna ormai da troppo tempo. “Discorsi incomprensibili quelli degli uomini, parlano meglio le vacche – dice Paolo Rossi – che mi hanno illustrato la loro teoria economica, la cow economy. Come funziona? Semplice, se hai due vacche e sei socialista le gestisci tu, se segui il modello capitalistico alla Marchionne le dai da mangiar l’erba in Italia e le mungi a Detroit. E la merda? Quella tutta a Pomigliano!”. Dall’interrogazione parlamentare di un onorevole della Lega Nord sull’aumento dei pupazzi della Mucca Clarabella per completare un’imperdibile collezione Disney, alla legge regionale promulgata ad hoc dalla Regione Sicilia affinchè un privato cittadino possa darsi all’allevamento di due cardellini. Da Tacito a Montesquieu (“Le leggi inutili indeboliscono le leggi necessarie”), il co-autore veneto de “La Casta” (insieme a Sergio Rizzo) ed il comico milanese raccolgono le riflessioni sul tema della burocrazia nella storia. “ Un genio ha bisogno di tre parole per esprimersi – spiega Paolo Rossi – mentre un ignorante ne impiega diecimila”. Così, la percentuale di laureati dei membri dell’Assemblea Costituente del 1947 che elaborarono il testo della Costituzione e i membri del Congresso americano sfioravano il 95%, mentre oggi, nel nostro Parlamento, arriviamo appena al 64%. Il risultato è che la legge sull’iter legislativo, ad esempio, nel ’47 è stata spiegata con solo 9 parole, mentre oggi, rivisitata, è composta da un testo di ben 367 parole. Stranezze non solo di casa nostra, negli USA, infatti, esiste un sito www.dumblaws.com, che contiene tutte le leggi assurde promulgate nella storia del Paese. Come una disposizione dello stato della California che dice che “il sole è garantito alle masse”. Quando piove, quindi, è incostituzionale! Oppure, in Alabama, “è vietato l’uso del paraocchi mentre si è alla guida di un autoveicolo” e, perla delle perle in Utah “è vietato fare sesso in autoambulanza in caso di una chiamata d’emergenza”! Eppure tanta ironia ha un prezzo, secondo il Sole 24 Ore ogni anno la macchina burocratica costa all’Italia ben 70 miliardi di euro, ogni giorno un impiegato impiega quasi un’ora per una comunicazione burocratica che comprende un uso di carta pari a 22 euro, del peso di circa 8 I-Pad. Cifre da capogiro, basterebbe usare di più internet, dove un’email abbatterebbe le pile di faldoni che ricoprono gli uffici delle p.a.. Secondo Confesercenti, però, in tema di velocità di download e di facilità di connessione internet, l’Italia è soltanto all’83° posto della classifica mondiale, dietro Papua Nuova Guinea e davanti alla Namibia, sconfortante. Tanto è il consumo di carta che, ad esempio, nel maggio 2012 sempre la Regione Sicilia ha promosso un bando per assumere 30 camminatori, cioè trenta persone incaricate di spingere pesantissimi carrelli pieni di faldoni da una stanza all’altra degli uffici amministrativi. Tra battute, gag e risate dei due stessi protagonisti, Stella e Rossi (che, tra l’altro, ha aperto la sua performance facendo omaggio al suo grande amico musicista, appena scomparso, Enzo Jannacci) spiegano come il linguaggio sia un’arma potente, in grado di evolvere una civiltà moderna. Se per scrivere “I 10 comandamenti”, “Il Cantico delle Creature”, “La dichiarazione d’Indipendenza” e altri capolavori sono bastate poche, semplici, ma potenti parole, mentre per “l’importazione delle caramelle nell’eurozona” l’UE ne ha impiegate 29 mila, beh, si giunge all’amara conclusione che "il mondo della burocrazia è fuori dal mondo".

Roberto Tortora