I social network, nella loro essenzialità, non sono nient’altro che dei contenitori: di persone, di informazioni, di parole; sono il luogo in cui i brand possono crescere, anche monitorando i feedback ai loro contenuti, e, allo stesso tempo, in cui la società può arricchirsi, grazie alla possibilità di comunicare direttamente con esperti e voci autorevoli.
Tutti questi aspetti hanno costituito i temi su cui si è concentrato l’evento che si è svolto presso il Centro Servizi G. Alessi alle 13:00, a cui hanno partecipato il project manager Pier Luca Santoro, il giornalista Bruno Mastroianni e la sociolinguista Vera Gheno.
Il primo, grazie alla sua esperienza, ha potuto illustrare alla platea qual è l’approccio che i newsbrand hanno nei confronti dei social. L’obiettivo deve essere valorizzare al massimo l’algoritmo di Facebook, pensato per promuovere la creazione di gruppi verticali e favorendone la targettizzazione, anche da parte dei siti a cui si può accedere con il proprio profilo FB. Un problema è la recente chiusura dei dati a terzi, soprattutto in seguito dello scandalo Cambridge Analytica: ‘l’insostenibile leggerezza’ del social media marketing è stata quella di non aver sfruttato a pieno le possibilità che FB aveva di recepire (e fornire) informazioni. Con le restrizioni molto alte che Zuckerberg ha dovuto inserire, sostiene Santoro, è stato fatto un grande danno alla digital economy – e ora, con l’entrata in vigore del GDPR, si estenderanno anche a tutte le altre piattaforme.
La docente dell’Università di Firenze, invece, si è concentrata sull’uso della parola nei social network: ‘un atto di identità’, secondo la Gheno, soprattutto in una realtà dove il nostro corpo non può influire sul significato di ciò che scriviamo. Eppure, gli utenti tendono a utilizzare la tastiera e pubblicare contenuti con superficialità, utilizzando parole a caso. Questo diffusissimo fenomeno è dovuto non solo da una frequente disattenzione, ma anche dai nostri pregiudizi linguistici; allora dovremmo tutti ripartire dalle massime di Grice: giusta misura, sincerità, pertinenza e chiarezza.
Per ultimo, Mastroianni ha analizzato quanto le discussioni online possano essere infruttuose, in quanto la volontà di sovrastare l’altro prende il posto dell’importanza dell’argomento. Quali possono essere le soluzioni per restituire a Facebook&co. la loro utilità sociale? Come è possibile rispondere a quella categoria litigiosa e aggressiva degli haters? Spesso, in realtà, coloro a cui bisogna offrire delle argomentazioni fanno parte della cosiddetta ‘moltitudine silenziosa’, quella che non lascia reazioni o commenti, ma che comunque partecipa alle discussioni. Solo disinnescando l’aggressività e capendo l’interrogativo nei commenti (nascosto dietro parolacce o dissenso incondizionato) si può fornire un servizio alla comunità.
Lorenzo Tobia