In Cina la libertà di espressione continua ad essere limitata dalla censura pervasiva del governo, che cerca di reprimere le voci dissidenti e di ridurre al silenzio le azioni collettive. Le autorità continuano a voler controllare l’informazione nazionale e temono che la libertà di espressione possa rappresentare una minaccia al loro potere. Secondo l’Indice della Censura del 2014, “l’uso crescente dei social media e la rapida diffusione delle informazioni stanno mettendo pressione al governo come mai prima, mentre la rivoluzione digitale sta guadagnando terreno in modo sempre maggiore. La consapevolezza democratica sta aumentando in Cina e, mentre lo stato persegue un’agenda oppressiva, è necessario un cambiamento culturale dal basso, piuttosto che un cambiamento istituzionalizzato dall’alto, per perseguire tali principi.”
Il panel discuterà gli sforzi fatti da alcuni media tradizionali per “dare voce ai cittadini” e per assumersi maggiori responsabilità nei confronti del pubblico. Internet offre davvero abbastanza opportunità ai cittadini cinesi, anche se siti di micro-blogging come WeChat e Weibo stanno godendo di una popolarità massiccia in tutta la nazione (Weibo ha 600 milioni di account registrati e circa 60 milioni di utenti attivi ogni giorno)? In quale misura i post di cittadini e attivisti, e la crescita di libero attivismo online, hanno portato le autorità a limitare i siti di micro-blogging in questi anni? L’industria cinese dei media può adottare un “approccio più riflessivo” che tenga in considerazione i bisogni degli individui e l’individualità dei gruppi identitari, promuovendo collaborazioni intersettoriali?
Organizzato in collaborazione con il Media Diversity Institute.