Redazioni e organizzazioni benefiche ricorrono sempre più spesso a video a 360° per coinvolgere e immergere i rispettivi pubblici in storie provenienti dai paesi in via di sviluppo. La tecnologia consente al regista di posizionare lo spettatore nel mezzo della storia, portandolo a fianco di bambini che lavorano nelle miniere di diamanti, o su una barca intenta a salvare migranti nel Mediterraneo, o nella vita di una donna rohingya in un campo profughi. Ma dal grande potere di immedesimazione di questo formato derivano grandi responsabilità. Ad esempio, quanto seriamente dovremmo considerare il rischio di un trauma indiretto? Sarebbe meglio utilizzare registi locali per mitigare la portata di uno sguardo etnocentrico? Attraverso quattro esperti, che utilizzeranno casi di studio, vedremo i problemi tecnici ed etici nell'uso del formato, e il modo in cui sono stati affrontati.

Dopo il panel ci sarà una mezz'ora di Virtual Reality Pop-Up nel cortile esterno. Una sessione pratica che darà ai partecipanti l'opportunità di provare alcuni video a 360° in primo piano. Gli speaker saranno disponibili per aiutare e rispondere a qualsiasi domanda. Verranno fornite cuffie - occorre solo portare uno smartphone con l'app di YouTube installata, se possibile.

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