Lo scorso settembre la polizia italiana ha utilizzato con successo un sistema di riconoscimento facciale (SARI) per identificare due sospetti in una rapina. Attraverso comunicati stampa ripresi da testate e programmi tv nazionali, le forze dell’ordine hanno affermato di aver cercato le immagini dei sospetti all'interno di un database di 16 milioni di immagini. Questa dichiarazione ha sollevato l’attenzione sulla legittimità dell’utilizzo di un database di tali dimensioni, sottolineando l’incertezza legata al numero di cittadini effettivamente schedati in Italia e alle stesse regole che determinano l’inserimento in un tale database.

L'implementazione di sistemi di riconoscimento facciale ha visto un'accelerazione drammatica nel 2018 in tutto il mondo, guidata dalle forze dell'ordine. Giornalisti e ricercatori hanno però già messo in guardia contro i fallimenti degli algoritmi e i rischi legati ai dati raccolti per addestrare questi sistemi.

In questo panel offriamo un quadro generale sul riconoscimento facciale in Italia. Dopo lunghi mesi di ricerca, interviste alle forze dell’ordine, e richieste FOIA alle varie autorità e dipartimenti competenti, possiamo tracciare un resoconto di ciò che sappiamo finora sul sistema SARI. Faremo luce sulle norme che regolano l’inserimento delle foto segnaletiche all’interno del database (AFIS), illustreremo il funzionamento del sistema di riconoscimento facciale ottenuto dall’offerta tecnica della ditta vincitrice e relative informazioni sulle statistiche di utilizzo del sistema, e analizzeremo i documenti ottenuti a seguito di una richiesta FOIA relativi al provvedimento del Garante per la privacy che si è espresso sul sistema SARI utilizzato dal Ministero dell’Interno.

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